.DEPOSITO VISITABILE

Parte del patrimonio custodito dal Museo valdese è conservato in un deposito visitabile dal pubblico e dagli studiosi. Un luogo espositivo in cui si conservano oltre 1000 oggetti al momento non utilizzati nell’allestimento museale ma disponibili per allestimenti futuri, esposizioni temporanee, laboratori e programmi educativi. Vi è collocata l’intera collezione archeologica donata dal Marchese Edoardo Ippolito e la consistente collezione di africanistica raccolta dai missionari valdesi tra Otto e Novecento.

Africanistica

Fra i nuclei di maggiore consistenza, omogeneità ed interesse nel patrimonio del Museo valdese di Torre Pellice vi una ricca collezione di oggetti provenienti dall’Africa (Zambesi, Lesotho, Eritrea ecc). La collezione è legata all’attività missionaria che i valdesi intrapresero tra fine Ottocento e inizio Novecento, aggregati alle missioni protestanti francesi.
Furono in particolare i pastori Giacomo Weitzecker e Luigi Jalla, attivi rispettivamente in Lesotho e nella valle del fiume Zambesi, a raccogliere ed inviare a Torre Pellice tutti gli oggetti ritenuti utili per illustrare la vita quotidiana delle popolazioni che si accingevano ad evangelizzare.
In collezione si trova anche un piccolo nucleo di circa 15 oggetti di provenienza eritreo-etiope composto da armi e scudi che non è legato all’attività missionaria ma a donazioni di militari valdesi che prestarono servizio presso le colonie o presero parte alle guerre italo-etiopiche del 1895-96 e del 1935.

L’intera collezione è visibile qui

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Collezione Ippolito

Nel deposito visitabile del Museo valdese è interamente esposta la collezione donata nel 1995 dal marchese Eduardo Oreste Giovanni Ippolito alla Tavola Valdese e affidata alla Fondazione Centro Culturale Valdese affinché provvedesse alla sua adeguata conservazione e valorizzazione.
La Collezione si compone di oltre duecento reperti archeologici, per la maggior parte provenienti dall’area mediterranea, in parte minore dagli altri continenti. In numerosi casi si tratta di copie in stile ma non mancano interessanti reperti originali. Il nucleo di maggiore consistenza è formato da ceramiche greche e magno-greche a figure rosse e a figure nere (in gran parte databili fra VII e III secolo a.C.). A queste si affianca un’interessante serie di ceramiche di produzione italica e romana, alcune lucerne etrusche, un gruppo di bronzi e oreficerie di provenienza greca, italica e romana, numerosi esemplari di statuaria greca, magno-greca e romana e una consistente raccolta di statuette e scarabei dell’antico Egitto, accanto ad altri reperti del Vicino Oriente antico.

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Per consultare le schede di catalogo degli oggetti conservati nei depositi del Museo valdese clicca qui:

.TORRETTA

Dal 2019 è aperta al pubblico la torretta dell’edificio, punto panoramico da cui si può godere di una bella vista su Torre Pellice e sulla valle, con una visuale che spazia dalla collina di Torino alle vette alpine che segnano il confine con la Francia.
In questa sala si trovano esposti i reperti archeologici provenienti dal territorio delle Valle valdesi.

archeologia del territorio

La collezione di reperti archeologici, giunta in Museo nei primi decenni del Novecento, è composta da oggetti rinvenuti sul territorio delle Valli valdesi e del Pinerolese ed è costituita principalmente da reperti preistorici (asce in pietra, selci lavorate, frammenti di vasi in terracotta) e, in misura minore, di età gallo romana (si segnala in particolare una stele funeraria in pietra con inscrizione latina del I sec. d.C); sono inoltre conservati alcuni calchi di incisioni rupestri.

I materiali esposti, spesso giunti in Museo senza informazioni circa il loro reperimento, contribuiscono a delineare il quadro storico e archeologico delle valli pinerolesi.
Gli oggetti consentono di precisare l’identità e il ruolo svolto dalle valli Pellice e Chisone nelle dinamiche del popolamento del Piemonte antico e nei traffici fra l’Italia nord-occidentale e la Francia, fin dalla piena antropizzazione dei territori accertata fra il Neolitico e l’età del Ferro (dal VI al I millennio a.C.), come testimoniano le selci e le pietre lavorate, i bronzi e le incisioni rupestri. I reperti della collezione documentano poi una rapida romanizzazione delle Valli valdesi (a partire dal II-I secolo a.C.) e quindi un’occupazione romana sempre più stabile in età imperiale, segnalata soprattutto da ceramiche e da una stele funeraria iscritta.

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Video panoramico

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